Qualcuno ha capito perché il Teatro Valle di Roma è stato occupato?

Potreste aver letto da qualche parte che molti artisti si sono stretti attorno, e soprattutto dentro, il Teatro Valle di Roma. Da quasi un mese è occupato da attori, registi e lavoratori del settore.
Oggi c’era anche Jovanotti.  Sul sito degli occupanti ci sono dei video e la diretta streaming.

Le ragioni del’occupazione le abbiamo lette. Sono queste:

TEATRO VALLE OCCUPATO PERCHE’

* Perché il Teatro Valle, luogo di importanza storica per la città di Roma e per tutto il Paese, sta rischiando, a seguito della soppressione dell’Ente Teatrale Italiano deciso dall’ultima finanziaria, di venire affidato a privati che ne tradiscano l’identità di spazio dedicato alla scena contemporanea con respiro internazionale.

* Perché l’assessore Gasperini ci ha voluto rassicurare rispondendo che il teatro Valle passerà transitoriamente alla gestione di Roma Capitale in attesa di un bando pubblico. Questa risposta per noi non è sufficiente: non è stato presentato nessun progetto artistico, né ci risultano garanzie sulla copertura economica. Vorremmo inoltre conoscere i criteri di selezione del bando e i principi etici che lo ispirano.

* Perché il Teatro Valle è emblematico dello stato dell’arte in Italia. È l’ennesimo bene pubblico dismesso senza un progetto trasparente e partecipato e gestito secondo logiche privatistiche.

* Perché la questione del Valle non è l’unico motivo per cui siamo qui. Il sistema culturale italiano è in uno stato di continua emergenza, gravato dai continui tagli non solo alla cultura, ma alla scuola, all’università e alla ricerca e dall’assenza di un progetto politico che miri ad impegnarsi nell’attuazione di riforme che portino a soluzioni efficaci e definitive.

* Teatri, cinema, musei, produzioni rischiano ogni giorno la chiusura. Il pensiero libero e indipendente è a rischio e quindi sono a rischio le fondamenta di una società che possa dirsi civile.

* Perché le lavoratrici e i lavoratori del mondo dello spettacolo e dell’arte non hanno garanzie sui propri diritti. Non esiste alcun sistema di welfare che tuteli i tempi di non lavoro, i tempi della ricerca, della creazione, della formazione permanente. I tempi della lentezza e dell’errore.

* Perché il nostro lavoro creativo ed immateriale produce ricchezza materiale e questa ricchezza non viene redistribuita né in termini di finanziamento né in termini di reddito. Ed è il diritto al reddito garantito che ci salva dal ricatto e tutela l’autonomia artistica e intellettuale.

* Perché come artisti, operatori della cultura, maestranze, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo e della cultura auto-organizzati non ci sentiamo più rappresentati da nessuno. Vogliamo essere protagonisti del nostro presente e costruire il futuro che desideriamo.

* Perché la filosofia del male minore non ci basta più. Invochiamo una rivolta culturale, …e che sia contagiosa!

Si parla di “politica culturale”.
Che casino. Siamo troppo superficiali per capirci qualcosa.

Però è chiaro che in Italia dobbiamo sempre continuare a farci beneficenza tra di noi. Come con la FIAT.
Diamo i soldi al teatro e poi non abbiamo i soldi per andare a teatro… il teatro non guadagna e vuole altri soldi… non glieli danno e fanno una privatizzazione che guadagna ancora meno… e poi, “sarebbe cultura quella schifezza là?”… che palle, siamo come un cane che non paga le tasse si morde la coda.

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