Martedì sera (7 febbraio) Diletta Leotta è stata ospite del Festival di Sanremo. Era la prima giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo, quindi le è stato chiesto di parlare della vicenda delle foto rubate che l’ha riguardata lo scorso settembre.
“Hanno rubato una parte di te“, ha detto il conduttore Carlo Conti prima di lasciare la parola alla conduttrice di Sky Sport.
Questa “parte di te” sarebbero 6 foto in topless e un presunto video di un rapporto sessuale, della durata di pochissimi secondi, girato nel bagno di un locale e in cui si vedono solo i capelli di una ragazza bionda. Il video non lo ha visto quasi nessuno perché è introvabile.
Diletta Leotta si è presentata sul palco del Teatro Ariston con un abito e un atteggiamento che secondo alcuni strideva con l’argomento trattato.
Ma il messaggio della Diletta Leotta è stato molto chiaro:
“È stata tosta, è stato un colpo molto violento e dopo una prima fase di forte sgomento ho deciso di reagire. Ho deciso di reagire non soltanto psicologicamente, ritornando subito alla mia quotidianità, ma anche attivamente — questo è molto importante — denunciando immediatamente alla polizia postale questa gravissima violazione della privacy, che purtroppo ho subito. E c’è poca conoscenza di questa materia, perché si tratta di un reato, un reato vero e proprio.
È giusto che tutti devono sapere cosa si può e cosa non si può fare con la tecnologia. Purtroppo queste cose succedono anche a ragazzi molto più giovani di me — io ho 25 anni — ma ci sono anche ragazzi e ragazze piccoli che hanno bisogno di essere tutelati, protetti, e allora il mio messaggio va a loro, insomma: siate coraggiosi, non abbiate paura e siate forti.”
Nel video (sotto), possiamo vedere l’inquadratura delle telecamere della Rai che stringono sul fisico e il décolleté della Leotta, che allarga lo spacco inguinale della gonna.
Bel discorso, in un italiano degno di Milly Carlucci e con un distacco emotivo da fare impallidire una giornalista del TG1. Però c’è qualcosa che non quadra….
Questo episodio ci ha fatto venire in mente Reese Whiterspoon…
Qualche anno fa, ritirando un premio alla carriera agli MTV Movie Awards, l’attrice premio Oscar fece un discorso contro tutte le ragazze che tentano di raggiungere e in alcuni casi arrivano al successo grazie a foto e video rubati, o presunti tali.
“Se vi piace fare le foto sexy con il cellulare, copritevi la faccia, gente…“, disse Reese Whiterspoon tra gli applausi scroscianti del pubblico.
Beh, quel discorso, che a distanza di pochi anni può sembrare altamente bigotto e superato, era rivolto non solo contro Kim Kardashian, ma anche contro tutte le ragazze che si fanno foto nude per conquistare un uomo o il successo professionale.
Il numero dei follower e la popolarità di Diletta Leotta è raddoppiata negli ultimi mesi. Probabilmente, senza quel “colpo molto violento” che le ha procurato “forte sgomento”, non sarebbe nemmeno arrivata sul palco del Festival di Sanremo come ospite d’onore. O per lo meno non in così poco tempo perché, in fondo, al momento conduce solo un programma sulla Serie B meno popolare rispetto a tanti altri programmi.
Diletta Leotta è diventata una “star” solo ed esclusivamente grazie ai cyberbulli che ogni giorno commentano le foto ritoccate, finte ingenue o provocanti che lei condivide in rete, e da molto tempo prima che le sue foto private finissero in rete. Non ci risulta che abbia mai speso una parola contro il cyberbullismo rivolgendosi ai suoi migliaia di follower che ogni giorno, da due anni a questa parte, scrivono commenti molto volgari e pesanti sui suoi profili social.
Diletta Leotta è una Kim Kardashian 2.0: più istruita e per nulla vittima.
Per essere una testimonial credibile non basta saper parlare bene e aver subito il furto di 6 foto (per altro, ironiche e dove sei venuta benissimo), bisognerebbe essere anche credibili. E non c’entra nulla il discorso: “Allora significa che lo stupro è giustificato se una donna porta la minigonna…“. Non si sta parlando di questo. Non c’entra assolutamente nulla.
Il punto è che questa bambina sarebbe stata una testimonial più credibile…
Oppure sarebbe stata molto più credibile Emily Ratajkowski: una modella non laureata e che non ha fatto carriera andando a letto o fidanzandosi con qualche pezzo grosso, ma è molto intelligente… o per lo meno onesta.
Emily Ratajkowski ha parlato contro i cyberbulli che la chiamano “puttana”, ma quando le è stato chiesto di parlare del furto delle sue foto, in una intervista su GQ ha dato per scontato che si trattasse di una “croce” che devono sopportate i personaggi famosi e che per lei non si trattasse di un vero e proprio danno, quindi non ha mai fatto la vittima come Diletta Leotta. Nessun “colpo molto violento” e nessun “forte sgomento”. Le piace fotografarsi nuda, lo fa “a volto scoperto”, lo rivendica e non se ne vergogna. E al tempo stesso attacca la violenza maschilista, non la asseconda, non ha un atteggiamento ipocrita limitandosi semplicemente ad appellarsi alla legge.
Che poi, che il furto di foto private sia un reato, lo sanno tutti, hacker compresi, da almeno 20 anni. Non c’era bisogno di Diletta Leotta per scoprirlo.
Il bullismo sessista è una mentalità: limitarsi a dare coraggio alle vittime non è un messaggio convincente.
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