A tutto c’è una spiegazione. Ormai però è troppo tardi, dopo che la Pepsi ha già avuto la malsana idea di ritirare la famigerata pubblicità con Kendall Jenner che nelle ultime 48 ore ha indignato l’opinione pubblica americana.
“Indignato”, si fa per dire…
A fare infuriare gli americani (…infuriare, si fa per dire) è stata soprattutto la scena finale dello spot, nel quale la giovane sorellastra di Kim Kardashian, dopo aver interrotto una shooting di moda, si unisce ad una marcia pacifista e va ad offrire una Pepsi ad un poliziotto.
La scena finale ha indignato in particolar modo gli afroamericani in quanto sembrava una riappropriazione e una banalizzazione del movimento di protesta Black Lives Matter, con Kendall Jenner che fa quasi il verso all’attivista nera Ieshia Evans, arrestata durante una manifestazione dello scorso luglio.
Tra i primi a cogliere un collegamento con le recenti proteste dei neri contro la brutalità della polizia era stata la figlia minore di Martin Luther King, Bernice King, che ha twittato una foto del padre scrivendo: “Se solo mio padre avesse saputo del potere della Pepsi“.
Stando invece a quanto dichiarato a TMZ da Bjorn Charpentier, il direttore della fotografia della pubblicità della Pepsi, la scena finale dello spot non era ispirata a Black Lives Matter ma a qualcosa di più “globale”.
L’immagine aver ispirato lo spot della multinazionale americana sarebbe stata quindi una famosa fotografia di Marc Riboud, che nel 1967, durante le proteste contro la guerra in Vietnam, a Washington, immortalò la dimostrante Jan Rose Kasmir mentre offriva un fiore alla polizia armata di baionette.
Lo stesso Bjorn Charpentier aveva già ricreato questo scatto nel 2014, in una pubblicità per la Leica, marchio europeo di fotocamere (qui sotto al minuto 1:12).
Qui sotto lo spot ritirato dalla Pepsi con Kendall Jenner:
