La Cassazione ha condannato una prof a 15 giorni di reclusione perché ha mortificato la dignità di un bullo

Una insegnante di Palermo è stata condannata a 15 giorni di reclusione per aver “mortificato nella dignità” uno studente di 11 anni facendogli scrivere per cento volte sul quaderno la frase «sono un deficiente».
Secondo l’insegnante, il bimbo stava tenendo «un atteggiamento derisorio ed emarginante nei confronti di un compagno di classe».

La motivazione dei giudici:

 «Non può ritenersi lecito l’uso della violenza, fisica o psichica, distortamente finalizzata a scopi ritenuti educativi e ciò sia per il primato attribuito alla dignità della persona del minore, ormai soggetto titolare di diritti e non più, come in passato, semplice oggetto di protezione (se non addirittura di disposizione) da parte degli adulti. E sia perché non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, sensibile ai valori di pace, tolleranza, convivenza e solidarietà, utilizzando mezzi violenti e costrittivi che tali fini contraddicono».

Ma che c**zo… adesso le minacce “stasera vai a letto senza cena” o “ti smonto la PlayStation e te la faccio ingoiare a pezzettini” valgono 15-30 giorni di carcere?
E la cara vecchia nota sul diario? A rigor di logica, anche questa dovrebbe essere diventata fuorilegge.

Guardiamo la cosa dal lato positivo. I vecchi metodi hanno creato una generazione di genitori che, per farla breve, basta guardare come sono ridotti il Parlamento e la Magistratura.
Forse è meglio lasciare che i bulli distruggano tutto dalle fondamenta.

Commenti

Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Loading…

0

Pink ha aperto la decima stagione dell’Ellen DeGeneres Show

Fermi tutti, Adriano Galliani ha fatto un giro in bici a Forte dei Marmi