Partendo dal presupposto che gli ultimi saranno i primi, ecco che I Magnifici 7 di Antoine Fuqua, dopo aver simbolicamente chiuso il Festival di Venezia, hanno aperto Toronto, ossia una delle vetrine più importanti per il mercato internazionale. E, come se non bastasse tra pochi giorni, precisamente il 22 settembre, i magnifici 7 saranno nelle sale italiane grazie a Warner.
Di sicuro il remake o, se preferiamo, la rivisitazione e nuova interpretazione del classico firmato da John Sturges ha attratto l’attenzione di molti.
Le curiosità maggiori, ovviamente, riguardano la capacità, o meno, da parte di Foqua di riportare sul grande schermo l’epica della frontiera dopo aver dimostrato di avere una particolare propensione per gli ambienti più oscuri dell’America moderna in stile action.
Il risultato finale, pur intrattenendo, però, non riesce ad avvicinarsi al mito di Sturges e dei suoi “magnifici “interpretati da Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson e James Coburn. A loro il regista contrappone un gruppo formato da Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Byung-Hun Lee, Manuel Garcia-Rulfo e Red Harvest che, nonostante scene mozzafiato e ad alto tasso di adrenalina, non riesce a competere con i loro precursori.
Il racconto diretto da Fuqua muove i primi passi da Rose Creek, una cittadina accerchiata dal criminale e magnate Bartholomew Bogue. Il suo scopo è di liberarsi di tutti gli abitanti, acquistando, di volta in volta, i loro terreni. Ovviamente a prezzi stracciati. Per perseguire il suo scopo, però, Bogue non si fa certo scrupolo di macchiarsi di molti omicidi. Per liberarsi da questa minaccia perenne, dunque, i cittadini di Rose Creek decidono di assoldare sette poco di buono, fuorilegge, cacciatori di taglie e giocatori d’azzardo. Solamente loro, infatti, sembrano avere le doti adatte per eliminare la minaccia di Bogue.
Partendo da questi presupposti, Foqua decide di sconvolgere il pubblico fin dalle prime battute con una scena di grande impatto di fonte a una chiesa. In questo modo, dunque, non si hanno dubbi su quello che sarà lo stile scelto e applicato lungo l’intero film.
Pur dimostrando di avere nelle proprie corde il ritmo e le atmosfere del far west, il regista cede troppo spesso alla tentazione di un action a cavallo, spingendo eccessivamente sull’acceleratore della violenza che, sembra adattarsi poco al racconto western del passato.
Probabilmente a ispirarlo sono stati soprattutto gli ultimi remake realizzati dai fratelli Coen (Il Grinta) e dallo stesso Tarantino (Django). Nonostante questi riferimenti, però, Foqua pecca nel dosare i momenti e le variazioni di atmosfere non affidandosi alla forza e al fascino granitico dei classici personaggi western, duri e rudi come l’ambiente che li circonda.
Al contrario i Magnifici 7, capitanati da Denzel Washington, alla terza collaborazione con il regista, rischiano di cadere nel già visto. In modo particolare Chris Pratt offre la classica interpretazione da sbruffone con simpatia, mentre Ethan Hawke veste i panni di un cecchino stanco.
In sostanza, dunque, nessuno di loro riesce a imporre un tocco forte e personale alla narrazione, dimostrando di avere ancora molta strada da fare prima di raggiungere la profondità caratteriale ed emotiva, ad esempio, dei Terribili Otto raccontati da Tarantino.