Dal 13 febbraio arriva nelle sale Fantasy Island, il nuovo thriller-horror della Blumhouse, ispirato alla serie tv anni ‘70/’80.
Fantasy Island, l’isola in cui tutto è possibile, dove le fantasie possono diventare realtà. Un’isola in cui i desideri di cinque persone si intrecciano, legati tutti da un medesimo destino.
La fantasia, una volta iniziata, non può essere interrotta finché non ha raggiunto la sua conclusione naturale. Ad orchestrare questo spettacolo grottesco l’enigmatico Mister Roarke, proprietario del resort e aiutato da alcuni servitori pressoché muti e dalla empatica Lucy.
Roarke accoglie i visitatori, vincitori di un concorso, e spiega loro le regole delle fantasie che hanno richiesto, ma si guarda bene dall’intervenire anche se le cose prendono una brutta piega.
Il film diretto da Jeff Wadlow, nelle sale dal 13 febbraio, rappresenta un remake in versione horror della omonima serie televisiva trasmessa anche in Italia alla fine degli anni 70 e nota come Fantasisland (produzione di Jason Blum).
Il modello viene stravolto fino a renderlo irriconoscibile, ripensato per i ragazzi di oggi. Chi ricorda ancora l’originale non ci troverà alcuna esilarante catarsi: è un film per il pubblico più giovane, un “soft-horror” senza splatter.
Il mito dell’isola dei sogni, dove ci si può anche perdere e non tornare mai più.
Sì, perché quella che doveva essere una vacanza da sogno si tramuterà, per gli ospiti dell’isola, in un incubo: tutti gli scenari desiderati si trasformeranno in una lotta alla sopravvivenza da dentro o fuori.
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L’isola li rende prigionieri: ad ogni fantasia, una morte e anche i più bei ricordi diventeranno incubi. Solamente risolvendo il mistero che governa l’isola, i protagonisti potranno tornare a casa sani e salvi.
Fantasy Island ripropone i classici topoi dell’horror, mostrando un gruppo di personaggi che si ritrova in una situazione pericolosa e in una lotta all’ultimo sangue per la sopravvivenza.
Il registra porta lo spettatore a riflettere se sia giusto provare a realizzare i propri desideri più profondi o se limitarli a delle ingenue fantasie.
Le fantasie rappresentate da Wadlow sono le più comuni e ispirate in parte ai vizi capitali : rimediare ad un errore del passato; la lussuria; rivedere un familiare defunto troppo prematuramente; vendicarsi contro angherie subite in età adolescenziale.
Ben presto però le fantasie si ritorceranno contro di loro, trasformandosi in incubi dai quali dover sfuggire. Alla base di ogni fantasia ci sarà un filo conduttore che le guiderà tutte alla medesima conclusione.
Centrale nel film è la tematica dell’amore che domina e sconfigge il male.
Amore per un fratello, amore per un familiare, amore che porta a sacrificare la propria vita per gli altri. Amore che comanda e guida le nostre vite, una forza talmente potente da portare al sacrificio, all’abbandono di sé e dei propri sogni per realizzare quelli degli altri.
Il punto debole della pellicola sono i dialoghi: sbrigativi, poco articolati e immersi in una narrazione molto veloce, scorrevole e ricca di colpi di scena.
Nel cast, oltre a Michael Peña, troviamo Lucy Hale (già vista in Obbligo o Verità, sempre della Blumhouse), Maggie Q, Portia Doubleday, Kim Coates, Michael Rooker, Ryan Hansen e Jimmy Q. Yang.
Se siete amanti degli horror “leggeri”, se anche voi avete fantasie irrealizzate correte su Fantasy Island. Ma attenti: non sempre si fa ritorno.
VOTO 3/5